Disturbi dell’Umore, Disturbi di personalità e Psicoterapia.

dicembre 29th, 2009

E’ molto frequente che un cliente giunga in terapia motivato dal bisogno di sentirsi più sereno e di “tornare come prima”, quando a suo dire, aveva “voglia di fare e sorridere”; o per raggiungere una “stabilità nell’umore”, a volte mai provata.
Spesso dietro alla tristezza profonda e alla mancanza di voglia di vivere ci sono separazioni e perdite. Queste ultime possono riguardare persone ma anche luoghi, cose o entità, che sono state affettivamente importanti per la persona stessa e che da qualche tempo non ci sono più.
All’inizio della terapia il cliente vive tali perdite spesso come “devastanti” e descrive il vuoto rimasto nella propria vita come “incolmabile”; non c’è nient’altro attorno che possa essere minimamente paragonabile a ciò che è venuto a mancare.  Il dolore è grande e nei casi estremi per alcuni l’unica via d’uscita per porre fine alla sofferenza appare essere il suicidio.
A volte la persona riferisce di sentirsi confusa per il fatto di sperimentare “sbalzi dell’umore” che non gli permettono di capire le preferenze e orientarsi nella vita in modo sicuro. Altre volte ancora essa comunica di sperimentare un profondo “senso di vuoto”, che  l’ha accompagnata per gran parte della propria vita; alcuni portano con sé i primi ricordi legati ad esso, altri non ne ricordano l’origine e credono che faccia parte del loro “carattere”.
Il desiderio di migliorare lo stato dell’umore  indica che probabilmente la persona presenta un Disturbo dell’Umore. Nel caso della persona triste o disperata si tratta di depressione o distimia, nel caso della persona con umore ballerino si tratta di disturbo bipolare (molto probabilmente ma non sempre, poichè spesso dietro l’umore instabile si nasconde un Disturbo della Personalità).
Nel DSM-IV TR (Manuale diagnostico dei Disturbi Psichiatrici) i disturbi dell’umore vengono raggruppati nell’Asse I (sindromi cliniche) in  due categorie generali:
a)     i disturbi depressivi che comprendono il disturbo depressivo maggiore (depressione grave) ed il disturbo distimico (umore depresso costante per la maggior parte del tempo);
b)     i disturbi bipolari”, una complessa categoria diagnostica che comprende il disturbo bipolare I, il disturbo bipolare II ed il disturbo ciclotimico.
I disturbi bipolari sono caratterizzati da un’alternanza dell’umore che può variare nei casi più gravi da importanti forme di depressione ad estremi di euforia di tipo maniacale.I Disturbi di Personalità vengono raggruppati nel DSM –IV TR  nell’Asse 2, e riguardano la presenza di modalità stereotipate e rigide di relazionarsi agli altri e di rapportarsi alle varie situazioni della propria vita. Tale rigidità ostacola e spesso impedisce il raggiungimento dei propri obiettivi. Spesso chi presenta un Disturbo di personalità presenta anche una Sindrome clinica, quindi un Disturbo dell’Umore.
I Disturbi di Personalità vengono raggruppati in tre gruppi:
1.      Gruppo A, contiene le personalità definite “Bizzarre  ed Eccentriche”: Paranoide, Schizoide e Schizotipica;
2.      Gruppo B, raggruppa le personalità “Drammatiche e Stravaganti”: Antisociale, Borderline, Istrionico, Narcisistico;
3.      Gruppo C, contiene le personalità “Ansiose e Timorose”: Ossessivo Compulsivo, Evitante, Dipendente, NAS (non altrimenti specificato).
Ogni disturbo è definito dalla copresenza di alcuni “tratti”.
Per esempio, il disturbo Borderline è definito dal DSM-IV come “una modalità pervasiva di instabilità delle relazioni interpersonali, dell’immagine di sé e dell’umore ed una marcata impulsività, che compaiono nella prima età adulta e che si presentano in vari contesti”. Per diagnosticare la presenza del disturbo il clinico deve utilizzare particolari criteri.
Nella mia professione di psicologa clinica e psicoterapeuta, oltre che “diagnosticare” un eventuale disturbo facendo riferimento agli strumenti scientifici quali il DSM IV-TR (di cui sopra), utilizzo un approccio “contrattuale” per la risoluzione del problema che la persona mi porta.
Credo profondamente che l’essere umano tenda all’Autorealizzazione.
La ricerca di un aiuto esterno da parte della persona sofferente rappresenta il primo passo nella direzione dell’autorealizzazione.  Fin dall’inizio è possibile individuare due forze, entrambi presenti nella persona: la forza regressiva individuabile nei sintomi, che la porta alla distruzione, e la forza positiva data dal bisogno di farsi aiutare che spinge nella direzione opposta, della crescita.
Ascoltando attentamente la persona, esplorando i suoi motivi di insoddisfazione e scoprendo i suoi desideri, mi è capitato spessissimo di individuare assieme ad essa le sue mete, oltre che il modo esclusivamente personale di raggiungerle.
Il cammino non è privo di ostacoli; alcuni sono grandi altri più piccoli.
Nella fase iniziale del percorso predomina la parte della persona “regressiva”, carica di sofferenza. Gradualmente la parte regressiva diminuisce per lasciare più spazio alla parte sana, “l’alleato alla crescita” responsabile del benessere.
In alcuni momenti la persona fà grandi tratti in avanti, in altri ha la sensazione di tornare indietro. Non c’è mai un tornare indietro, poichè le cadute fanno riposare e anticipano i salti in avanti.
Questo è il cammino a due chiamato lavoro terapeutico (psicoterapia).
Ogni persona realizza un proprio personale cammino; le strade sono infinite e il cliente indica le proprie preferenze; il terapeuta lo aiuta a rimuovere gli ostacoli.
E’ emozionante scoprire l’imprevedibile percorso che ogni persona sceglie, ma ancora più entusiasmante è arrivare alla meta, sapendo che entrambi, cliente e terapeuta, hanno contribuito alla Vittoria.
Anna Loretta Spano
Bibliografia.
Benjamin Lorna S. Diagnosi interpersonale e trattamento dei disturbi di personalità
 – LAS – 1999
Benjamin Lorna S. Terapia ricostruttiva interpersonale. Promuovere il cambiamento in coloro che non reagisconoLAS – 2004
Berne, E. (1961). AT e Psicoterapia. Trad. it. Roma: Astrolabio, 1971
Berne, E. (1964). A che gioco giochiamo. Trad. it. Milano: Bompiani, 1967
Berne, E. (1972). Ciao…e poi? Trad. it. Milano: Bompiani,1978
Castagna , M. (2003). L’analisi transazionale nella formazione con gli adulti. Milano: Franco Angeli
DSM-IV-TR. Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali – Text Revision: Masson., 2002.
Goulding, R. & M.(1979). Il cambiamento di vita nella terapia ridecisionale. Trad. it. Roma: Astrolabio,1983
Roges,C. Terapia centrata sul cliente, La Nuova Italia, Firenze 1997, traduzione da Client-centered Therapy, 1951
Roges,C. La terapia centrata-sul-cliente, Martinelli, Firenze 1970, a cura di Augusto Palmonari e Jan Rombauts, è una raccolta di articoli con l’aggiunta di alcuni capitoli tratti da On Becoming a Person, 1961
Roges,C. Psicoterapia e relazioni umane, Boringhieri, Torino 1970, traduzione da Psychothérapie et relations humaines. Théorie et pratique de la thérapie nondirective, pubblicato a Lovanio nel 1962 assieme a M. Kinget.
Roges, C. Liberta’ nell’apprendimento, Giunti Barbera, Firenze 1973, traduzione da Freedom to Learn, 1969
Roges,C.  Partners. Il matrimonio e le sue alternative, Astrolabio, Milano 1976, traduzione di Augusto Menzio da Becoming Partners. Marriage and its alternatives, 1972
Roges,C.  Potere personale. La forza interiore e il suo effetto rivoluzionario, Astrolabio, Milano 1978, traduzione di Luciana e Gianni Baldaccini da Carl Rogers on Personal Power, 1977
Roges, C. Un modo di essere, Martinelli, Firenze 1983, traduzione di Mauro Bonacci da A Way of being, Boston, 1980
Roges,C. Da persona a persona. Il problema di essere umani, Astrolabio, Roma 1987, traduzione di Salvatore Maddaloni da Person to person. The problem of being human. A new trend in psychology, 1967, con Barry Stevens


   

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    Disturbi dell’Umore, Disturbi di personalità e Psicoterapia.
    E’ molto frequente che un cliente giunga in terapia motivato dal bisogno di sentirsi più sereno e di “tornare come prima”, quando a suo dire, aveva “voglia di fare e sorridere”; o per raggiungere una “stabilità nell’umore”, a volte mai provata.
    Spesso dietro alla tristezza profonda e alla mancanza di voglia di vivere ci sono separazioni e perdite. Queste possono riguardare persone ma anche luoghi, cose o entità, che sono state affettivamente importanti per la persona stessa e che da qualche tempo non ci sono più.
    All’inizio della terapia il cliente vive tali perdite spesso come “devastanti” e descrive il vuoto rimasto nella propria vita come “incolmabile”; non c’è nient’altro attorno che possa essere minimamente paragonabile a ciò che è venuto a mancare. Il dolore è grande e nei casi estremi per alcuni l’unica via d’uscita per porre fine alla sofferenza appare essere il suicidio.
    A volte la persona riferisce di sentirsi confusa per il fatto di sperimentare “sbalzi dell’umore” che non gli permettono di capire le preferenze e orientarsi nella vita in modo sicuro. Altre volte ancora essa comunica di sperimentare un profondo “senso di vuoto”, che l’ha accompagnata per gran parte della propria vita; alcuni portano con sé i primi ricordi legati ad esso, altri non ne ricordano l’origine e credono che faccia parte del loro “carattere”.
    Il desiderio di migliorare lo stato dell’umore indica che probabilmente la persona presenta un Disturbo dell’Umore. Nel caso della persona triste o disperata si tratta di depressione o distimia, nel caso della persona con umore ballerino si tratta di disturbo bipolare (molto probabilmente ma non sempre, poichè spesso dietro l’umore instabile si nasconde un Disturbo della Personalità).
    Nel DSM-IV TR (Manuale diagnostico dei Disturbi Psichiatrici) i disturbi dell’umore vengono raggruppati nell’Asse I (sindromi cliniche) in due categorie generali:
    a) i disturbi depressivi che comprendono il disturbo depressivo maggiore (depressione grave) ed il disturbo distimico (umore depresso costante per la maggior parte del tempo);
    b) i disturbi bipolari”, una complessa categoria diagnostica che comprende il disturbo bipolare I, il disturbo bipolare II ed il disturbo ciclotimico.
    I disturbi bipolari sono caratterizzati da un’alternanza dell’umore che può variare nei casi più gravi da importanti forme di depressione ad estremi di euforia di tipo maniacale.I Disturbi di Personalità vengono raggruppati nel DSM –IV TR nell’Asse 2, e riguardano la presenza di modalità stereotipate e rigide di relazionarsi agli altri e di rapportarsi alle varie situazioni della propria vita. Tale rigidità ostacola e spesso impedisce il raggiungimento dei propri obiettivi. Spesso chi presenta un Disturbo di personalità presenta anche una Sindrome clinica, quindi un Disturbo dell’Umore.
    I Disturbi di Personalità vengono raggruppati in tre gruppi:
    1. Gruppo A, contiene le personalità definite “Bizzarre ed Eccentriche”: Paranoide, Schizoide e Schizotipica;
    2. Gruppo B, raggruppa le personalità “Drammatiche e Stravaganti”: Antisociale, Borderline, Istrionico, Narcisistico;
    3. Gruppo C, contiene le personalità “Ansiose e Timorose”: Ossessivo Compulsivo, Evitante, Dipendente, NAS (non altrimenti specificato).
    Ogni disturbo è definito dalla copresenza di alcuni “tratti”.
    Per esempio, il disturbo Borderline è definito dal DSM-IV come “una modalità pervasiva di instabilità delle relazioni interpersonali, dell’immagine di sé e dell’umore ed una marcata impulsività, che compaiono nella prima età adulta e che si presentano in vari contesti”. Per diagnosticare la presenza del disturbo il clinico deve utilizzare particolari criteri.
    Nella mia professione di psicologa clinica e psicoterapeuta, oltre che “diagnosticare” un eventuale disturbo facendo riferimento agli strumenti scientifici quali il DSM IV-TR (di cui sopra), utilizzo un approccio “contrattuale” per la risoluzione del problema che la persona mi porta.
    Credo profondamente che l’essere umano tenda all’Autorealizzazione.
    La ricerca di un aiuto esterno da parte della persona sofferente rappresenta il primo passo nella direzione dell’autorealizzazione. Fin dall’inizio è possibile individuare due forze, entrambi presenti nella persona: la forza regressiva individuabile nei sintomi, che la porta alla distruzione, e la forza positiva data dal bisogno di farsi aiutare che spinge nella direzione opposta, della crescita.
    Ascoltando attentamente la persona, esplorando i suoi motivi di insoddisfazione e scoprendo i suoi desideri, mi è capitato spessissimo di individuare assieme ad essa le sue mete, oltre che il modo esclusivamente personale di raggiungerle.
    Il cammino non è privo di ostacoli; alcuni sono grandi altri più piccoli.
    Nella fase iniziale del percorso predomina la parte della persona “regressiva”, carica di sofferenza. Gradualmente la parte regressiva diminuisce per lasciare più spazio alla parte sana, “l’alleato alla crescita” responsabile del benessere.
    In alcuni momenti la persona fà grandi tratti in avanti, in altri ha la sensazione di tornare indietro. Non c’è mai un tornare indietro, poichè le cadute fanno riposare e anticipano i salti in avanti.
    Questo è il cammino a due chiamato lavoro terapeutico (psicoterapia).
    Ogni persona realizza un proprio personale cammino; le strade sono infinite e il cliente indica le proprie preferenze; il terapeuta lo aiuta a rimuovere gli ostacoli.
    E’ emozionante scoprire l’imprevedibile percorso che ogni persona sceglie, ma ancora più entusiasmante è arrivare alla meta, sapendo che entrambi, cliente e terapeuta, hanno contribuito alla Vittoria.
    Anna Loretta Spano
    Bibliografia.
    Benjamin Lorna S. Diagnosi interpersonale e trattamento dei disturbi di personalità
    – LAS – 1999
    Benjamin Lorna S. Terapia ricostruttiva interpersonale. Promuovere il cambiamento in coloro che non reagiscono – LAS – 2004
    Berne, E. (1961). AT e Psicoterapia. Trad. it. Roma: Astrolabio, 1971
    Berne, E. (1964). A che gioco giochiamo. Trad. it. Milano: Bompiani, 1967
    Berne, E. (1972). Ciao…e poi? Trad. it. Milano: Bompiani,1978
    Castagna , M. (2003). L’analisi transazionale nella formazione con gli adulti. Milano: Franco Angeli
    DSM-IV-TR. Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali – Text Revision: Masson., 2002.
    Goulding, R. & M.(1979). Il cambiamento di vita nella terapia ridecisionale. Trad. it. Roma: Astrolabio,1983
    Roges,C. Terapia centrata sul cliente, La Nuova Italia, Firenze 1997, traduzione da Client-centered Therapy, 1951
    Roges,C. La terapia centrata-sul-cliente, Martinelli, Firenze 1970, a cura di Augusto Palmonari e Jan Rombauts, è una raccolta di articoli con l’aggiunta di alcuni capitoli tratti da On Becoming a Person, 1961
    Roges,C. Psicoterapia e relazioni umane, Boringhieri, Torino 1970, traduzione da Psychothérapie et relations humaines. Théorie et pratique de la thérapie nondirective, pubblicato a Lovanio nel 1962 assieme a M. Kinget.
    Roges, C. Liberta’ nell’apprendimento, Giunti Barbera, Firenze 1973, traduzione da Freedom to Learn, 1969
    Roges,C. Partners. Il matrimonio e le sue alternative, Astrolabio, Milano 1976, traduzione di Augusto Menzio da Becoming Partners. Marriage and its alternatives, 1972
    Roges,C. Potere personale. La forza interiore e il suo effetto rivoluzionario, Astrolabio, Milano 1978, traduzione di Luciana e Gianni Baldaccini da Carl Rogers on Personal Power, 1977
    Roges, C. Un modo di essere, Martinelli, Firenze 1983, traduzione di Mauro Bonacci da A Way of being, Boston, 1980
    Roges,C. Da persona a persona. Il problema di essere umani, Astrolabio, Roma 1987, traduzione di Salvatore Maddaloni da Person to person. The problem of being human. A new trend in psychology, 1967, con Barry Stevens

Che cos’è la Psicoterapia Umanistica Integrata focalizzata sull’Analisi Transazionale.

novembre 13th, 2009

In questo articolo descriverò le peculiarità della Psicoterapia Umanistica Integrata focalizzata sull’Analisi Transazionale.
Secondo la Psicologia umanistica, ciò che caratterizza l’essere umano è il bisogno di conoscere, di esprimersi, di avere relazioni gratificanti e di autorealizzarsi.
Essa prende avvio soprattutto tramite l’opera di Carl Rogers che, nel 1951, con la pubblicazione del libro “La terapia centrata sul cliente” ne illustra i fondamenti teorico/pratici: la malattia mentale nelle sue varie forme altro non è che una distorsione dello sforzo che l’individuo compie per attuare le proprie potenzialità.
Se Rogers rappresenta un esponente di spicco della Psicologia umanistica, molti altri possono essere annoverati tra i teorici di questo movimento, definito da Abraham Maslow come la “Terza Forza” della psicologia; cioè un’alternativa alle due psicologie allora imperanti, la psicoanalisi classica ed il comportamentismo positivistico.
La psicoanalisi classica spiega le azioni umane come il risultato di pulsioni istintuali inconsce, e compito dell’analisi è rendere chiare alla coscienza la presenza di queste pulsioni attraverso un lungo lavoro interpretativo.
Il comportamentismo positivistico considera i comportamenti umani le risposte automatiche a stimoli esterni dati al presente. Compito della psicoterapia è di modificare questi stimoli in modo da avere risposte diverse.
Nel primo caso il ruolo della coscienza della persona è di secondaria importanza rispetto alle pulsioni inconsce, nel secondo caso il ruolo della coscienza viene addirittura negato.
In contrapposizione ad una visione dell’essere umano determinista e meccanicista, la psicologia umanista si propone di accompagnare la persona alla scoperta e allo sviluppo delle proprie potenzialità, focalizzandosi e valorizzando  la sua autorealizzazione, la sua creatività, le sue libere scelte.
Altri esponenti di questo movimento sono Erich Fromm, Fritz Perls, Alexander Lowen, e molti altri. E’ difficile distinguere la corrente umanistica, marcatamente americana, dalla Psicologia esistenziale, di derivazione europea. In effetti, molti esperti, in riferimento alla Terza Forza, parlano in genere di Psicologia Umanistica-Esistenziale.

Nella psicoterapia umanistica – esistenziale il lavoro terapeutico considera la complessità e peculiarità di ogni persona. Ogni essere umano ha un’esperienza, dei propri pensieri e delle emozioni che vive e sente in un modo che sono solo suoi. Sulla base di questi ultimi costruisce i propri significati e attua le proprie scelte.

Grazie all’iniziativa di Maslow e Rogers nascono e aderiscono nuove correnti psicoterapeutiche (rogersiana, gestalt, bioenergetica, analisi transazionale), che seppur diverse tra loro, serbano un comune denominatore: l’attenzione sull’emozione e sull’esperienza.
L’Analisi Transazionale (A.T.), fondata da Eric Berne (1910-1970), è una teoria sia psicologica che sociale, caratterizzata da un contratto bilaterale di crescita e cambiamento. Come sistema di psicoterapia l’Analisi Transazionale viene utilizzata nel trattamento di disturbi psicologici di ogni tipo.
Le prime pubblicazioni sull’Analisi Transazionale risalgono al 1949, quando lo psichiatra canadese E. Berne da luce ad una serie di riflessioni e inizia a creare le fondamenta teoriche dell’A.T. Le osservazioni di Berne si concentrano sulle variazioni di comportamento che hanno luogo in una persona quando si attiva uno stimolo nuovo. Egli pone attenzione a quei cambiamenti nell’espressione del viso, nell’intonazione delle parole, nella postura del corpo, nel portamento, nei gesti, nella strutturazione delle frasi etc. Nota allora che ogni persona racchiude in sé diverse modalità di comportamento e di volta in volta ognuna di esse prende il sopravvento nella personalità dell’individuo. Ad esempio la persona qualche volta si comporta da Bambino, qualche volta da Adulto, qualche volta da Genitore, e a queste strutture di personalità ben definite Berne da il nome di stati dell’Io. In seguito approfondisce il modo in cui queste strutture di personalità si relazionano con il mondo esterno e comincia ad analizzare le transazioni (unità di scambio reciproco tra due persone). Scopre quindi che alcune transazioni hanno scopi ulteriori e che servono a manipolare gli altri in “giochi” psicologici. Inoltre si accorge che spesso le persone si comportano in modi preordinati, proprio come se recitano un copione su di un palcoscenico. Questi modi preordinati e non facilmente individuabili dalla persona che li mette in atto, sono la causa del ripetersi di esperienze spiacevoli paragonabili a dei “ritornelli”, nella vita della persona stessa. Esempi di ritornelli sono i seguenti: una persona che viene continuamente delusa e/o lasciata; un’altra che perde ripetutamente il lavoro; una che si da fare per qualcun altro senza essere corrisposta; una che desidera attenzioni e più le cerca più gli altri non gliele danno; una che viene costantemente invasa dagli altri; una che vive intensamente ma subito dopo si annoia altrettanto intensamente, ecc.
Lo psicoterapeuta che utilizza l’Analisi Transazionale si basa sulla convinzione che ogni individuo  :
a)     ha un suo valore ed ha la capacità di autodeterminarsi; 
b)     può decidere che cosa fare della propria vita ed ha la capacità di crescere e di imparare qualunque esperienza abbia avuto, anche negativa;
c)     può decidere di cambiare le proprie decisioni quando si accorge che queste ultime non sono più utili.
L’approccio terapeutico che utilizza lo psicoterapeuta Analista Transazionale può essere definito “contrattuale”: E’ contrattuale perché tra terapeuta e cliente si stabilisce sin dall’inizio un “contratto terapeutico”.
Partendo dal problema che il cliente porta, terapeuta e cliente individuano un “obiettivo”. Quest’ultimo riguarda ciò che il cliente si prefigge di raggiungere alla fine del percorso d’aiuto. Ad ogni seduta inoltre, essi fanno un “contratto di seduta”: il cliente porta ciò che per lui è più importante in quel giorno, e assieme concordano una meta al presente. L’insieme delle mete di seduta portano necessariamente all’obiettivo generale (terapeutico).
La relazione terapeutica è vista come un accordo continuo tra terapeuta e cliente, i quali hanno una responsabilità congiunta nel lavorare per raggiungere gli obiettivi di terapia definiti in modo chiaro e specifico.
“Il paziente viene quindi responsabilizzato dall’inizio a porsi come controparte attiva di un professionista il cui compito non è quello di risolvere i problemi del paziente, bensì quello di aiutare a comprendere come finora si è bloccato dal risolverli da solo.” (Novellino, 1998).
I contratti di terapia, attraverso i quali viene specificamente stabilita la meta della terapia,  possono essere distinti in contratti di controllo sociale e contratti di autonomia.
I contratti di controllo sociale (terapia breve) sono accordi di terapia tesi a risolvere un problema specifico e hanno come obiettivo un cambiamento comportamentale e il suo mantenimento nel tempo.
Per contratti di autonomia (terapia che può richiedere anni) si intendono, invece, quei contratti in cui la meta della terapia non è solo un cambiamento comportamentale ma un cambiamento del “copione” della persona, per cui la terapia non è rivolta solo ad un sollievo dai sintomi, bensì alla ristrutturazione della personalità.
Per spiegare questa differenza usiamo una metafora ideata da Berne: ciascun individuo nasce principe o principessa ed esperienze negative precoci convincono alcune persone ad essere ranocchi, da ciò deriva lo sviluppo della patologia. Gli obiettivi terapeutici possono essere due: il primo tende al miglioramento, ad un progresso che equivale ad uno star meglio come ranocchi; il secondo tende a curare, a guarire che significa togliersi la pelle del ranocchio e riprendere nuovamente lo sviluppo interrotto del principe o della principessa. 
Lo psicoterapeuta Umanista che usa l’Analisi Transazionale guida il cliente ad osservare i propri comportamenti, ad ascoltare le proprie emozioni, a chiarire i propri pensieri, e attraverso la loro integrazione, a costruire i significati per spiegare i fatti della propria vita. Le interpretazioni da parte dell’Analista sono messe in secondo piano, per lasciare spazio alle intuizioni e riflessioni del cliente, alla costruzione dei propri significati e alle sue libere scelte.
Il cliente scopre a poco a poco  che tutto ha un senso; che anche i comportamenti più “strani” e apparentemente “disfunzionali” hanno una loro ragion d’esistere, ed è per questo che persistono.
Egli prende atto del fatto che le scelte che compie nei vari momenti della propria vita sono le migliori in quei dati momenti. Spesso si accorge di portare avanti decisioni che sono state molto utili in passato, ed è per questo che esse persistono.
Il già noto, anche se doloroso, spesso non spaventa quanto il nuovo, forse perché il vecchio lo si sa gestire, e forse perché lo si riconosce e lo si “vive” più intensamente. 
Si pensi per esempio, a quelle persone che si “ritrovano invischiate” in relazioni conflittuali  e frustranti. Per quanto esse stesse riconoscano razionalmente che non siano “buone” per sé, continuano a viverle, trovando le altre relazioni “insipide”.
Con l’aiuto del terapeuta il cliente scopre il motivo di questo persistere.
Solo dopo aver chiarito la funzione nascosta dei comportamenti “apparentemente disadattivi”, la persona può scegliere liberamente di continuare ad agire nel modo familiare o cambiare.
Se il cliente sceglie di mantenere la stessa decisione, si sente comunque più libero rispetto al passato; se opta per una nuova decisione, il percorso terapeutico và avanti nella direzione di individuare nuove modalità d’azione, sperimentarle, con la certezza di avere a disposizione “un porto sicuro” su cui tornare per trovare accoglienza, comprensione, confronto critico.
Compito del terapeuta è quindi accompagnare la persona ad apprendere nuove modalità per gestire la nuova realtà, e a sviluppare le proprie sensazioni in modo da “gustare” le esperienze nuove. 
Lo psicoterapeuta umanistico che utilizza l’approccio contrattuale (A.T) di tipo “Integrato”, utilizza la teoria delle relazioni oggettuali assieme a Strategie e Tecniche della Gestalt (grazie all’opera dei Goulding, allievi di Perls), e Cognitivo-Comportamentali. La scelta di quali modalità utilizzare e in quale momento dipende dalle caratteristiche del cliente e del problema che porta. E’ lo psicoterapeuta che si “adatta” al cliente, e non il contrario.
Negli ultimi anni l’A.T., grazie al contributo di studiosi anglosassoni, sta integrando all’interno del suo assetto teorico anche le più recenti acquisizioni operate dalle neuroscienze, in particolare le basi neurofisiologiche degli stati dell’Io, l’accesso alle memorie implicite e la formazione delle memorie episodiche.
In Italia, oltre al già citato approccio psicodinamico di Novellino, è molto attivo il gruppo di ricerca di Pio Scilligo, il quale ha sviluppato un’ulteriore integrazione dell’A.T. con il modello SASB di Lorna Smith Benjamin. Esso ha preso il nome di Modello Socio-Cognitivo.
L’A.T. ha avuto una progressiva espansione a livello mondiale e una strutturazione in organizzazioni nazionali e internazionali. L’ITAA (International Transactional Analysis Association) assicura rigorosi standard formativi e tutela il titolo di Analista Transazionale la cui formazione è riconosciuta solo se svolta con formatori riconosciuti dall’ITAA o dalle associazioni continentali affiliate: in Europa abbiamo l’EATA (European Association Transactional Analysis).
La psicoterapia Umanistica Integrata con focalizzazione sull’Analisi Transazionale trova ampia applicazione e notevole gradimento da parte degli utenti, che generalmente si sentono a ”ccolti, compresi e importanti nella relazione terapeutica”.
I disturbi psichici con cui l’approccio A.T. è indicato sono (adattato da Novellino, 2003) :
– le strutture nevrotiche, anche gravi, sia fobico-ossessive che isteriche e depressive;
– le strutture borderline, poiché queste hanno bisogno di un setting ben strutturato, direttivo, chiaro, teso alla focalizzazione sulla realtà;
– le strutture psicosomatiche, per le quali è stato elaborato, nell’ambito dell’A.T., un lavoro di tipo corporeo, che facilita l’accettazione del vissuto corporeo da parte del paziente psicosomatico, attraverso l’integrazione di tecniche mutuate da altri approcci (es. terapia della Gestalt e Bioenergetica);
– le strutture psicotiche, a condizione però che sia possibile il lavoro in una struttura di tipo comunitario-residenziale o in concomitanza con una terapia farmacologia. Per le strutture psicotiche in compensazione l’A.T. è in grado di offrire il setting adatto.  
 
Per trattazioni approfondite suggerisco i seguenti libri:
Berne, E. (1961). AT e Psicoterapia. Trad. it. Roma: Astrolabio, 1971
Berne, E. (1964). A che gioco giochiamo. Trad. it. Milano: Bompiani, 1967
Berne, E. (1972). Ciao…e poi? Trad. it. Milano: Bompiani,1978
Castagna , M. (2003). L’analisi transazionale nella formazione con gli adulti. Milano: Franco Angeli
Fromm, E. Il coraggio di essere, intervista e traduzione di Guido Ferrari, Casagrande, Bellinzona 2006.
Fromm, E. L’arte di amare, traduzione di Marilena Damiani, Mondadori, 1996.
Fromm, E. L’arte di vivere, a cura di Rainer Funk, Mondadori, Milano 2005.
Fromm, E. Fuga dalla libertà, traduzione di C. Mannucci, Edizioni di Comunità, 1980.
Goulding, R. & M.(1979). Il cambiamento di vita nella terapia ridecisionale. Trad. it. Roma: Astrolabio,1983
James, M. (1989). Nati per vincere. Trad. it. Roma: Paoline,1980
Moiso e Novellino (1982). Stati dell’Io. Roma: Astrolabio
Wollams, M. e Brown, S. (1978). L’Analisi Transazionale. Trad. it. Assisi: Cittadella, 1985
Novellino, M. (1998). L’approccio clinico dell’Analisi Transazionale. Milano: Franco Angeli
Novellino, M. (2003). La sindrome dell’uomo mascherato. Milano: Franco Angeli
Goulding, R. & M.(1979). Il cambiamento di vita nella terapia ridecisionale. Trad. it. Roma: Astrolabio,1983
Roges,C. Terapia centrata sul cliente, La Nuova Italia, Firenze 1997, traduzione da Client-centered Therapy, 1951
Roges,C. Psicoterapia e relazioni umane, Boringhieri, Torino 1970, traduzione da Psychothérapie et relations humaines. Théorie et pratique de la thérapie nondirective, pubblicato a Lovanio nel 1962 assieme a M. Kinget.
Roges, C. Liberta’ nell’apprendimento, Giunti Barbera, Firenze 1973, traduzione da Freedom to Learn, 1969
Roges,C.  Partners. Il matrimonio e le sue alternative, Astrolabio, Milano 1976, traduzione di Augusto Menzio da Becoming Partners. Marriage and its alternatives, 1972
Roges,C.  Potere personale. La forza interiore e il suo effetto rivoluzionario, Astrolabio, Milano 1978, traduzione di Luciana e Gianni Baldaccini da Carl Rogers on Personal Power, 1977
Roges, C. Un modo di essere, Martinelli, Firenze 1983, traduzione di Mauro Bonacci da A Way of being, Boston, 1980
Roges,C. Da persona a persona. Il problema di essere umani, Astrolabio, Roma 1987, traduzione di Salvatore Maddaloni da Person to person. The problem of being human. A new trend in psychology, 1967, con Barry Stevens
 
 
 

L’Analisi Transazionale e la Psicoterapia Analitico Transazionale.

dicembre 6th, 2008

L’Analisi Transazionale (A.T.), fondata da Eric Berne (1910-1970), è una teoria sia psicologica che sociale, caratterizzata da un contratto bilaterale di crescita e cambiamento. Come sistema di psicoterapia l’Analisi Transazionale viene utilizzata nel trattamento di disturbi psicologici di ogni tipo, essendo un metodo di psicoterapia individuale, di coppia, di gruppo e familiare.

Le prime pubblicazioni sull’Analisi Transazionale risalgono al 1949, quando lo psichiatra canadese E. Berne diede luce ad una serie di riflessioni e iniziò a creare le fondamenta teoriche dell’A.T. Le osservazioni di Berne si concentrarono sulle variazioni di comportamento che avevano luogo in una persona quando si attivava uno stimolo nuovo. Egli cominciò a porre attenzione a quei cambiamenti nell’espressione del viso, nell’intonazione delle parole, nella postura del corpo, nel portamento, nei gesti, nella strutturazione delle frasi etc. Notò allora che ogni persona racchiudeva in sé diverse modalità di comportamento e di volta in volta ognuna di esse prendeva il sopravvento nella personalità dell’individuo. Ad esempio la persona qualche volta si comportava da Bambino, qualche volta da Adulto, qualche volta da Genitore, e a queste strutture di personalità ben definite diede il nome di stati dell’Io. In seguito approfondì il modo in cui queste strutture di personalità si relazionavano con il mondo esterno e cominciò ad analizzare le transazioni (unità di scambio reciproco tra due persone). Scoprì quindi che alcune transazioni avevano scopi ulteriori e che servivano a manipolare gli altri in “giochi” psicologici. Inoltre si accorse che spesso le persone si comportavano in modi preordinati, proprio come se stessero recitando un copione su di un palcoscenico. Questi modi preordinati e non facilmente individuabili dalla persona che li mette in atto, sono la causa del ripetersi di esperienze spiacevoli che paragonabili a dei “ritornelli”, nella vita della persona stessa. Esempi di ritornelli sono i seguenti: una persona che viene continuamente delusa e/o lasciata; un’altra che perde ripetutamente il lavoro; una che si da fare per qualcun altro senza essere corrisposta; una che desidera attenzioni e più le cerca più gli altri non gliele danno; una che viene costantemente invaso dagli altri; una che vive intensamente ma subito dopo si annoia altrettanto intensamente, ecc.
 Approfondiremo tra breve questi concetti.

Abbiamo visto che all’inizio l’attenzione di Berne è prevalentemente legata alla fenomenologia e allo studio della struttura della personalità, successivamente egli si concentrò sulla comunicazione latente e manifesta, mettendo a frutto i suoi interessi sulla cibernetica di Weiner e Korzysky. Nella terza fase il fulcro centrale dei suoi studi fu l’analisi del copione, ovvero lo studio del piano di vita delle persone.

L’A.T. è una corrente della psicologia umanistica-esistenziale (Maslow, Rogers, Perls, Allport) e in tal senso non corrisponde semplicemente alla concezione medica della guarigione da una malattia. Infatti, “la sofferenza psichica viene vista come un blocco di crescita del potenziale psicofisico dell’essere umano” (Novellino, 2003).

 Ci sono alcuni presupposti filosofici che caratterizzano l’A.T. e che è importante considerare:

Assunti Filosofici dell’Analisi Transazionale:
 

ogni individuo è ok (va bene così com’è): le persone sono uguali tra loro ed ognuna ha valore in quanto persona, indipendentemente dalla sua razza e dal suo contesto socio-culturale;

ogni persona ha la capacità di pensare e di autodeterminarsi: ognuno può decidere che cosa fare della propria vita ed ha la capacità di crescere e di imparare qualunque esperienza abbia avuto anche negativa;

le decisioni prese possono essere modificate: ciascuna persona prende delle decisioni e ne è responsabile, ed è anche responsabile di cambiarle quando non sono più funzionali.

A.T. e modello decisionale

La teoria dell’Analisi Transazionale è basata su un modello decisionale. Ciascuno di noi impara comportamenti specifici e decide un piano di vita nell’infanzia. Benché le nostre decisioni infantili siano fortemente influenzate dai genitori e da altre persone, siamo noi stessi che prendiamo queste decisioni nel modo peculiare di ogni persona. Dal momento che siamo noi ad aver deciso il nostro piano di vita, abbiamo anche il potere di cambiarlo, prendendo nuove decisioni in qualsiasi momento.

Contrattualità dell’A.T.

La metodologia di intervento dell’ A.T. si fonda sulla contrattualità: la relazione terapeutica è vista come un accordo tra terapeuta e cliente, i quali hanno una responsabilità congiunta nel lavorare per raggiungere gli obiettivi di terapia definiti in modo chiaro e specifico. “Il paziente viene quindi responsabilizzato dall’inizio a porsi come controparte attiva di un professionista il cui compito non è quello di risolvere i problemi del paziente, bensì quello di aiutare a comprendere come finora si è bloccato dal risolverli da solo. (Novellino, 1998).

I contratti di terapia, attraverso i quali viene specificamente stabilita la meta della terapia,  possono essere distinti in contratti di controllo sociale e contratti di autonomia.

I contratti di controllo sociale (terapia breve) sono accordi di terapia tesi a risolvere un problema specifico e hanno come obiettivo un cambiamento comportamentale e il suo mantenimento nel tempo.

Per contratti di autonomia (terapia che può richiedere anni) si intendono, invece, quei contratti in cui la meta della terapia non è solo un cambiamento comportamentale ma un cambiamento del copione della persona, per cui la terapia non è rivolta solo ad un sollievo dai sintomi, bensì alla ristrutturazione della personalità.

Per spiegare questa differenza usiamo una metafora ideata da Berne: ciascun individuo nasce principe o principessa ed esperienze negative precoci convincono alcune persone ad essere ranocchi, da ciò deriva lo sviluppo della patologia. Gli obiettivi terapeutici possono essere due: il primo tende al miglioramento, ad un progresso che equivale ad uno star meglio come ranocchi; il secondo tende a curare, a guarire che significa togliersi la pelle del ranocchio e riprendere nuovamente lo sviluppo interrotto del principe o della principessa

Sviluppo dell’Analisi Transazionale

E’ importante considerare che lo sviluppo dell’A.T. corrisponde solo in parte con la storia e la vita di Eric Berne. Un caposaldo dell’A.T. è tuttora la sua integrazione con la Gestalt (grazie all’opera dei Goulding, allievi di Perls), ma l’A.T. integra al suo interno anche la tradizione teorica della teoria delle relazioni oggettuali in campo psicoanalitico, oltre a tecniche cognitiviste e comportamentali. Importanti sviluppi neopsicoanalitici si sono avuti anche grazie al contributo di autori italiani (Moiso e Novellino) che hanno inserito nel quadro teorico concetti clinici psicoanalitici utili soprattutto per il lavoro sugli stati borderlines (scissione dell’Io, controtransfert etc).

Negli ultimi anni l’A.T., grazie al contributo di studiosi anglosassoni, sta integrando all’interno del suo assetto teorico anche le più recenti acquisizioni operate dalle neuroscienze, in particolare le basi neurofisiologiche degli stati dell’Io, l’accesso alle memorie implicite e la formazione delle memorie episodiche.

In Italia, oltre al già citato approccio psicodinamico di Novellino, è molto attivo il gruppo di ricerca di Pio Scilligo , il quale sta sviluppando un’ulteriore integrazione dell’A.T. con il modello SASB di Lorna Smith Benjamin.

L’A.T. ha avuto una progressiva espansione a livello mondiale e una strutturazione in organizzazioni nazionali e internazionali. L’ITAA (International Transactional Analysis Association) assicura rigorosi standard formativi e tutela il titolo di Analista Transazionale la cui formazione è riconosciuta solo se svolta con formatori riconosciuti dall’ITAA o dalle associazioni continentali affiliate: in Europa abbiamo l’EATA (European Association Transactional Analysis).

Principi di base dell’Analisi Transazionale

Per illustrare i principi di base dell’A.T. teniamo presente che essa può essere suddivisa in quattro aree (Novellino, 2003):


Area:

Oggetto:


 

Analisi strutturale
 
Processi intrapsichici
 
Analisi delle transazioni
 
Processi relazionali
 
Analisi dei giochi psicologici
 
Processi relazionali distorti che conducono ad un rafforzamento della patologia
 
Analisi del Copione
 
Programma di vita basato su esperienze infantili che conducono a decisioni autolimitanti.
 

 

1)    Analisi Strutturale:
Per comprendere il comportamento di una persona, occorre essere consapevoli di quello che succede al suo interno. Per realizzare questa analisi possiamo suddividere la personalità in diverse parti, consistente ognuna in una struttura integrata di pensieri, emozioni e comportamenti, a cui diamo il nome di stati dell’Io. L’analisi strutturale permette di rappresentare le componenti storiche e biologiche della personalità e si occupa del contenuto dello stato dell’Io; per rappresentare il suo funzionamento si ricorre all’analisi funzionale, che descrive come una persona usa i suoi stati dell’Io per rapportarsi a se stesso e agli altri. 

STATI DELL’IO                      

Berne definisce uno stato dell’Io come un insieme coerente di pensieri, sentimenti ed esperienze direttamente correlate ad un insieme coerente di modelli di comportamento. Sebbene ogni persona possiede infiniti stati dell’Io l’autore li raggruppò in tre grossi insiemi chiaramente distinti e osservabili, diagrammati con tre cerchi sovrapposti:

Il Genitore (G)

Il Genitore è l’insieme di pensieri, sentimenti e comportamenti che incorporiamo dall’esterno durante la nostra infanzia ed adolescenza dalla relazione con le figure significative: i nostri genitori reali (o chi ne fa le veci), dai parenti, maestri, insegnanti, o da tutte quelle persone autorevoli che incontriamo negli anni della nostra formazione. Per esempio un genitore si può accorgere che a volte assume un comportamento simile a quello dei propri genitori quando sta utilizzando in modo automatico il proprio Stato dell’Io G. Esternamente l’attivazione di questo stato dell’Io si identifica spesso in comportamenti pregiudiziali, critici o protettivi; mentre dall’interno è vissuto come vecchi messaggi Genitoriali che continuano ad influenzare il Bambino interno.

Funzionalmente si può avere il Genitore Normativo o Critico (GN) quando si manifestano atteggiamenti di divieto e di comandi, il sancire regole, dettare le leggi etc, ed il Genitore Affettivo (GA), che invece si prende cura, mostra attenzione, premura, da sostegno ed è comprensivo etc.

L’Adulto (A)

L’Adulto è un insieme obiettivo di pensieri, sentimenti e comportamenti coerenti con la situazione che stiamo vivendo (qui ed ora) e indica la nostra capacità di elaborare continuamente nuovi dati. Infatti, per gestire la nostra realtà attuale abbiamo bisogno di trovare in continuazione strategie efficaci senza subire interferenze limitanti da Stati dell’io arcaici o incorporati dall’esterno.

Il Bambino (B)

Il Bambino è l’insieme di pensieri, sentimenti e comportamenti che risalgono alla nostra infanzia. Contiene le registrazioni delle prime esperienze di vita e delle “posizioni” che il bambino ha assunto verso se stesso e gli altri. A livello strutturale è uno Stato dell’Io arcaico e si manifesta come vecchi comportamenti dell’infanzia: così come la persona reagiva da bambino.

Si parla di Bambino Adattato (BA) se attiviamo un comportamento correlato all’influenza genitoriale e Bambino Libero (BL) quando esibiamo forme di comportamento autonomo, senza l’influsso genitoriale. Sia il BA che il BL possono essere positivi o negativi a seconda che siano efficaci ed adeguati alla situazione. La struttura del B è quella parte della nostra personalità che ci fornisce le motivazioni principali del nostro agire.

Per facilitare la comprensione farò degli esempi (adattati da Wollams & Brown, 1978): 

Il GA + si prende cura di un’altra persona con amore, quando quest’ultima ne ha bisogno e lo desidera – “Certo farò questo per te”.

Il GA – è sia troppo permissivo, sia troppo affettivo, in quanto fa per gli altri cose che non erano richieste o di cui non avevano bisogno – “Fammi fare questo per te”.

Il GC + è forte e dogmatico e prende le difese dei diritti suoi o degli altri senza umiliare nessuno – “basta! Questo non è giusto!”

Il GC – cerca di togliere l’autostima ad un’altra persona – “perché fai sempre così?”

L’A calcola le probabilità usando termini definibili operativamente – “Se usiamo questo tipo di acciaio c’è un’alta probabilità che il ponte resisterà a un vento di 150 miglia all’ora”.

Il BA + ottiene ciò che vuole o almeno evita il dolore compiacendo a ciò che, secondo lui, i “grandi” si aspettano da lui – “Sissignore”, a un superiore, e “per piacere” e “grazie” quando sono richiesti.

Il BA – si comporta in modo autodistruttivo per ottenere l’attenzione degli altri – dimentica di fare il saluto al Generale, e poi si meraviglia che le cose vadano sempre così male per lui.

Il BL + esprime direttamente quello che passa nella sua mente, si diverte, vive in intimità con gli altri e non fa del male a nessuno nel far ciò – “Ehi, giochiamo”

Il BL – fa del male agli altri o a se stesso nell’esprimersi e nel divertirsi – “Andiamo più veloci” anche quando è pericoloso. Ci sono pochi esempi di questo comportamento. Per lo più molti comportamenti che a prima vista possono essere del BL negativo sono in realtà azioni del BA autodistruttivo.   

E’ importante sottolineare che ciascuno di noi possiede ed utilizza tutti e tre gli Stati dell’Io, sebbene possa esservi la tendenza a utilizzare in modo privilegiato uno dei tre. Vi è patologia quando vi sono i meccanismi dell’esclusione (una persona può funzionare solo con uno o due stati dell’Io) e della contaminazione (la persona utilizza informazioni non corrette come dati di realtà, ovvero il suo A non costruisce criticamente la realtà attuale ma prende per buoni dati provenienti dal G o dal B).

L’Analista Transazionale guida il paziente al riconoscimento e alla consapevolezza degli stati dell’Io che la persona attiva affinché egli possa utilizzarli tutti e tre in modo positivo, arricchendo così le proprie opzioni e migliorando la qualità della propria vita e delle proprie relazioni. L’obiettivo principale del terapeuta AT è, infatti, decontaminare l’A, in tal modo il paziente potrà agire nel presente in modo appropriato ed efficace, integrando nel suo modo di agire sia gli insegnamenti introiettati nel suo G, sia le esperienze vissute e contenute nel suo B. L’A integrato ascolta e verifica i dati che arrivano dagli altri stati dell’Io: esamina se le informazioni provenienti dal G sono avvalorate dalla realtà dei fatti e se sono funzionali, come pure se quelle provenienti dal suo B sono aggiornate e appropriate ala realtà attuale.         

2) Analisi delle transazioni:

L’Analisi Transazionale prende il nome dalle transazioni, definita come l’unità del rapporto sociale: ogni volta che una persona è in relazione con un’altra persona si avranno delle transazioni. Ogni transazione è composta da uno stimolo e da una risposta; le transazioni vengono scambiate tra i rispettivi stati dell’Io di due persone.

Le transazioni sono classificate in Complementari, Incrociate, Ulteriori e a ciascun tipo di esse corrispondono diverse regole della comunicazione.

L’analisi delle transazioni costituisce il ponte tra livello intrapsichico e livello interpersonale nella psicoterapia; essa si occupa della diagnosi degli stati dell’Io che hanno emesso gli stimoli o le risposte, con la finalità di favorire il controllo sociale, cioè il controllo del comportamento nelle relazioni sociali, da parte della struttura dell’A. La  persona divenendo maggiormente consapevole degli stati dell’Io che attiva quando comunica con gli altri raggiunge una maggiore efficacia nella comunicazione e un conseguente benessere relazionale. Tale approccio costituisce una peculiarità dell’A.T. e uno dei suoi punti di forza.

3) Analisi dei giochi psicologici:
“Il gioco psicologico è una serie di transazioni ulteriori [che hanno uno scopo ulteriore, incongruente con il messaggio verbale] ripetitive a cui fa seguito un colpo di scena con una scambio di ruoli, un senso di confusione accompagnato da uno stato d’animo spiacevole come tornaconto finale, in termini di rinforzo di convinzioni negative su di sé, sugli altri, sul mondo”. L’A.T. aiuta ad essere consapevoli dei propri giochi, a smettere di giocare o a giocare in modo meno “pericoloso”.

I vantaggi che si hanno nel giocare i giochi possono essere così riassunti (Novellino, 2003):

a.      ottenere carezze (da intendersi in A.T. come “unità di riconoscimento”).;

b.      strutturare il tempo (cioè il procurarsi ed organizzare il proprio bisogno di contatto sociale);

c.      mantenere la posizione esistenziale (atteggiamento più o meno positivo nei confronti di sé e degli altri);

d.      portare avanti il copione;

e.      evitare l’intimità;

f.       continuare ad avere un rapporto emotivo anche dopo il fallimento di una relazione di ricatto;

g.      accumulare bollini, ossia reazioni emotive che verranno usate in seguito come giustificazione di un dato comportamento;

h.      rendere la gente prevedibile. 

In breve i giochi sono modalità reciprocamente distorti di procurarsi carezze a cui fa seguito una svalutazione di sé, degli altri e del mondo esterno e con i quali pertanto le persone procrastinano la loro sofferenza; essi possono essere abbandonati solo quando la persona ha trovato modi alternativi e sani di procurarsi carezze positive che contengono il messaggio “tu sei ok”.  

4) Analisi del Copione psicologico:
Berne in “Ciao e Poi” (1972) definisce il copione come: “un piano di vita basato su una decisione presa nell’infanzia, rinforzata dai genitori, giustificata dagli eventi successivi e culminante in una scelta decisiva”. E’ dunque un piano di vita personale che un individuo decide da piccolo in base alla sua interpretazione degli eventi, esterni ed interni, dei messaggi ricevuti dai genitori e che viene sostenuto da decisioni successive. Il bambino decide il suo copione tra i 3 e i 6 anni; le decisioni prese sul corso della vita, rimangono inalterate anche se le situazioni si modificano, infatti, man mano che il bambino entra nelle fasi successive di sviluppo struttura versioni aggiornate del copione, allo scopo di adattarlo alle nuove realtà che vive ma mantenendone inalterato lo schema base.

Spesso le persone hanno un copione limitante e sofferente, un percorso terapeutico può aiutarle a divenire consapevoli del proprio copione e a modificarlo. All’interno del quadro di riferimento dell’A.T., ciò che rende efficace un intervento è aiutare la persona a tornare a quelle prime esperienze di vita, mediante le quali, il bambino, per proteggersi, aveva inibito le proprie potenzialità prendendo delle decisioni, che allora erano necessarie per la sua sopravvivenza fisica o psichica (es. “compiacere altri”), ma che ora non sono più funzionali. Se da una parte i messaggi negativi, accettati dal bambino, possono divenire fonte di malessere perché troppo rigidi e limitanti, dall’altra parte hanno permesso a quel bambino una sorta di sicurezza e protezione, a cui l’A, nel processo ridecisionale, può scegliere di rinunciare per sbloccare la sua crescita.  Nell’ambiente protetto della terapia la persona può ridecidere di comportarsi in modo diverso per vivere una vita più soddisfacente nel presente.

Il terapeuta A.T. nel percorso di ridecisione con la persona amplifica l’efficacia del trattamento usando le 3 P: permesso, protezione, potenza. Il terapeuta, attraverso l’ascolto, implicitamente dà il permesso di cambiare. In seguito, in modo esplicito, potrà dare permessi per lasciare che la persona sperimenti modalità alternative alle vecchie decisioni di copione. Inoltre, rispettando il paziente in ogni sua azione e facendo un buon contratto di terapia, dà protezione al paziente e a se stesso. Il terapeuta è potente nella relazione con il paziente perché usa in modo integrato tutti e tre gli stati del suo Io : “ha un G che incoraggia e si prende cura del benessere del cliente; ha un A che ascolta, coglie informazioni importanti, fa ipotesi e le verifica; ha un B liberato che si diverte, ha energia, usa le sue capacità creative e intuitive, ed è in grado di concedere permessi dando protezione”. (Castagna, 2003).

A chi è utile l’Analisi Transazionale?

I disturbi psichici con cui l’approccio A.T. è indicato sono (adattato da Novellino, 2003) :

ð le strutture nevrotiche, anche gravi, sia fobico-ossessive che isteriche e depressive;
ð le strutture borderline, poiché queste hanno bisogno di un setting ben strutturato, direttivo, chiaro, teso alla focalizzazione sulla realtà;
ð le strutture psicosomatiche, per le quali è stato elaborato, nell’ambito dell’A.T., un lavoro di tipo corporeo, che facilita l’accettazione del vissuto corporeo da parte del paziente psicosomatico, attraverso l’integrazione di tecniche mutuate da altri approcci (es. terapia della Gestalt e Bioenergetica);

ð le strutture psicotiche, a condizione però che sia possibile il lavoro in una struttura di tipo comunitario-residenziale; per le strutture psicotiche in compensazione l’A.T. è in grado di offrire il setting adatto.  

Per trattazioni approfondite suggerisco i seguenti libri:

Berne, E. (1961). AT e Psicoterapia. Trad. it. Roma: Astrolabio, 1971

Berne, E. (1964). A che gioco giochiamo. Trad. it. Milano: Bompiani, 1967

Berne, E. (1966). Principi di terapia di gruppo. Trad. it. Roma:Astrolabio, 1986

Berne, E. (1972). Ciao…e poi? Trad. it. Milano: Bompiani,1978

Castagna , M. (2003). L’analisi transazionale nella formazione con gli adulti. Milano: Franco Angeli

Goulding, R. & M.(1979). Il cambiamento di vita nella terapia ridecisionale. Trad. it. Roma: Astrolabio,1983

James, M. (1989). Nati per vincere. Trad. it. Roma: Paoline,1980

Moiso e Novellino (1982). Stati dell’Io. Roma: Astrolabio

Wollams, M. e Brown, S. (1978). L’Analisi Transazionale. Trad. it. Assisi: Cittadella, 1985

Novellino, M. (1998). L’approccio clinico dell’Analisi Transazionale. Milano: Franco Angeli

Novellino, M. (2003). La sindrome dell’uomo mascherato. Milano: Franco Angeli

 

Anna Loretta Spano

gennaio 26th, 2007

Anna Loretta Spano

Dott. ssa Anna Loretta Spano
psicologa psicoterapeuta
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® 2006 – 12 Maggio 2009

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