La mente e la danza della vita

 

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OVVERO COME ESSERE MAMMA, LAVORARE E NON SENTIRSI IN COLPA

Prima falsa verità: Il bambino sta bene se la mamma sta bene 

Una cosa è certa e credo che chi qui è madre possa  effettivamente saperlo: nella prima parte della vita del bambino esiste per vicinanza, per la necessità di dipendere totalmente, una vera e propria simbiosi psicologica tra madre e bambino, ma a mano a mano che il bambino cresce e socializza questa simbiosi è meno evidente, e il bambino ha sue proprie reazioni ad eventuali malesseri della madre, reazioni dettate sia dal carattere sia dall’ambiente, sia dal concetto che il bambino si è fatto dello stato di malessere.
Esiste davvero nella prima fase una sorta di dipendenza tra madre e figlio per cui la madre tende a reagire meglio e di più creando una relazione vivace al bambino che è attivo e reattivo, in questo modo mettendo in atto una sorta di amplificazione della relazione che aiuta il bambino a sviluppare ancora di più le sue capacità relazionale. Ma è vero anche il contrario, cioè il bambino meno reattivo e vivace viene stimolato meno spontaneamente dalla madre con il risultato che sarà meno precoce e stimolante. Questo aspetto precoce della relazione madre figlio, può comunque essere ovviata con poche parole già al reparto di neonatologia dove se ci fosse un controllo sensibile e discreto potrebbe essere subito ristabilito l’equilibrio necessario senza traumi di nessun tipo.
Ma affermare che i bimbi stanno bene se la madre sta bene equivale a ribadire di nuovo l’onnipresenza e onnipotenza della madre sul bambino , che fa logicamente molto comodo ai molti che tutto sommato  non vogliono essere coinvolti in questa responsabilità. Delegare tutto alla madre implica  non sentirsi responsabile di nessun errore di valutazione e di nessun problema che possa insorgere nelle diverse fasi educative del bimbo e solo chi non fa niente, non sbaglia mai.

Ma cosa vuol dire stare bene?

Se guardiamo ai modelli che pubblicità e mass media ci propongono della donna-madre, felicità vuol dire fare tutto sempre meravigliosamente senza cadute di tono o errori, sia dal punto di vista professionale che dal punto di vista della cura della propria persona, che dal punto di vista femminile, modelli che non concedono pause .
E se invece a volte stare bene implicasse la capacità di dire qualche “no” in più, togliersi la maschera ed essere finalmente umana, consapevole dei propri limiti e di quelli degli altri?
Se stare bene dovesse implicare anche qualche momento di depressione, inteso come momenti di pausa con se stesse, che male ci sarebbe?
Chi dice che farebbe male ai nostri figli avere una madre capace di riconoscere i propri bisogni, i propri limiti e capace di fermarsi con se stessa quando è necessario?
Anzi spesso accade che proprio nel momento in cui la mamma è depressa ed è costretta a pensare a se stessa  che i bambini possono cominciare a stare bene, smettendo di stare male al posto dei genitori possono dedicarsi all’unica cosa davvero importante per loro : crescere…E così nascono  i benedetti sensi di colpa e anche se qualcuno tra pediatri e qualche psicologo tenta di toglierli è ben difficile perchè le emozioni e l’inconscio sono ben lontani dall’essere domati razionalmente.
A questo punto le strategie che si possono adottare sono tre:

Troncare di netto con il lavoro e i propri impegni. Questo accade abbastanza spesso, ma non è una strategia vincente, infatti troppo spesso accade che smettere di lavorare non anestetizza nei confronti dei sensi di colpa della madre, c’è sempre qualcosa nei riguardi dei figli che non va e che è opportuno mettere a posto.
La seconda strategia  è la più diffusa e consiste nel barcamenarsi tra i diversi ruoli senza impegnarsi  troppo nell’uno e nell’altro, riuscendo così a fare abbastanza bene anche quell’altro, nascono così le soluzioni part time, i lavori in casa.
La terza ed ultima strategia consiste nel negare assolutamente la presenza di sensi  di colpa , che poi però riaffiorano in svariati modi, dall’acquisto sconsiderato di giocattoli e vestiti, ad altre stranezza mai sane che possono trasformarsi in sintomi.
 
Seconda falsa verità:  per un bambino nulla vale quanto sua madre
 
La relazione tra una madre e un bambino non è migliore quando la madre non lavora e non è nemmeno peggiore. La cosa da temere di più è un rapporto troppo simbiotico in particolare in casi di manifestazioni depressive, ansiose o comunque in qualche modo sintomatiche.
Lavorare fuori casa non basta a sciogliere un legame troppo simbiotico tra madre e figlio, ma certo ne facilita il processo.
La necessità di affidare il bambino ad un terzo introduce il terzo nella relazione e se questo terzo ,che sia una struttura o una baby-sitter o un nonna, investe in modo positivo nel bambino, e rispetta la figura della madre ecco che si instaurano le condizioni favorevoli per un distacco naturale e sano, fermo restando che la separazione fisica non comporta la perdita dell’intimità psicologica o affettiva dal proprio figlio.
   Anche stando a casa ed occupandosi del bambino tutto il giorno si possono crescere figli emotivamente autonomi, sia ben chiaro , ma spesso questa condizione lo rende più difficile. In questo caso le donne devono essere molto consapevoli comunque del proprio senso del sé senza cedere alle convinzioni che socialmente vengono ripetute o insinuate per cui lei è onnipresente e onniresponsabile comunque nei confronti del bambino e delle sue eventuali difficoltà.
Non è un peccato potere e sapere di poter affidare il proprio bambino qualche ora nelle mani di qualcun altro  per poter ritrovare se stesse in mezzo ad esempio ad un mondo di adulti. Per dichiararsi semplicemente stanche senza nessun problema.
Il rapporto simbiotico è preoccupante perché spesso è la causa prima di disordini relazionali che né la madre né il figlio riescono a superare senza un aiuto esterno.
E’ quel rapporto in cui insidiosamente un essere si identifica nell’altro senza che né uno né l’altro riesca più a trovare i confini, il figlio diventa lo specchio della madre , l’oggetto delle sue proiezioni inconsce.
 
Accudire i bambini: la qualità dell’affido in primo piano

 E’ importante perché l’affido sia di qualità cha il personale che accudisce non trascuri mai il legame che il bambino ha con la famiglia ( nominare sempre i genitori, le cose famigliari) perché  il bambino dia sempre un significato all’assenza dei genitori e che questa sia sempre spiegata, anche quando pensiamo che il bimbo non sia in grado di comprendere.
La personalità del bambino va sempre preservata, nella sua unicità e per questo avere dei momenti di relazione privilegiata tra l’educatore e il bambino è molto importante.
Quindi l’inserimento nel nido o in una scuola o anche l’affido ad una persona di fiducia deve avvenire per gradi, risultando così molto importante  per il  bambino  perché per lui significa trovare nuovi punti di riferimento.
Il bisogno del bambino di essere capito è importante ma lo è anche il bisogno del genitore di essere rassicurato, che vuol dire sapere di aver fatto la scelta giusta per il proprio bambino , che possa fare un’esperienza giornaliera serena, anche se non insieme alla propria madre.
Per questo una modalità di relazione che va sempre coltivata è quella della comunicazione tra la famiglia e chi si occupa del bambino facendo capire che nessuno si sostituisce alla famiglia.Nella formazione di regole e di abitudini bisogna sempre essere consapevoli che in ambienti diversi ci sono diverse abitudini che non devono interferire e creare confusione proprio per il motivo che non sono sositutivi l’uno all’altro.
Il rapporto deve essere anche individuale con il bambino, preservando in questo modo la sua unicità, fatto questo che rassicura anche il genitore.
E’ bene infatti tener sempre presente che il bambino è una creatura unica anche perché unica è la storia della famiglia da cui proviene, preservare questo legame si rivela fondamentale per la crescita del bambino perché è comunque determinante in quel momento ma anche per il resto della sua crescita.
Il legame con gli educatori è invece di tipo professionale, affettuoso, amorevole ma pur sempre di tipo professionale .
Tempo,lavoro e bambini
In effetti diciamocelo: nella nostra società spesso il tempo di una madre è  una lotta contro il tempo.
Anzi la sensazione predominante è spesso proprio quella che di tempo ci sembra di non averne mai. E questo colora le nostre giornate e in genere quello che facciamo di quella sensazione angosciante che è dato dall’intenso desiderio di darci a chi amiamo ma di non riuscire mai del tutto in questa impresa. Come se ciò non bastasse quante volte ci guardiamo allo specchio e preferiamo non pensare che gli anni stanno volando troppo in fretta senza che legittimamente possiamo avere del tempo anche per noi?
I nostri figli crescono e spesso vorremmo passare più tempo con loro ad ascoltarli. Ma inevitabilmente quando la sera spegniamo la luce ci sembra di aver semplicemente parlato con loro per dire una serie interminabile di raccomandazioni, necessarie ma forse non era propriamente quello che voleva dire il nostro cuore.
Ecco perché qualcuno negli anni settanta cominciò a mitizzare la qualità del tempo che una madre passa con i suoi figli. Nel senso che non importa quanto sia purchè sia un tempo a misura di bambino.
Ecco quindi fiorire le immagini di mamme che rientrano dal lavoro e si mettono a giocare con il loro bambino che si divertono con lui escludendo tutto il resto.
Non tutti noi siamo invece portati a giocare, ad alcuni non piace affatto .Ecco quindi ancora sensi di colpa, ancora sensazioni di inadeguatezza.
La cosa più giusta da fare è capire anche in questo caso che una madre davvero buona è in effetti una madre abbastanza buona e come ho detto in precedenza la soluzione sta nell’accettare i propri limiti e i propri bisogni, rispettandoci come persone ancora prima per certi versi che come madri. Fermo restando che logicamente ci sono delle priorità, a seconda dell’età del bambino che non si possono ignorare.
Facendolo , a parte il fatto di imparare un nuovo modo molto più libero di concepire noi stesse, insegnamo ai nostri figli il rispetto di sé .
E’ molto meglio costruire un modello dello stare con i nostri figli  a nostra misura , tagliato apposta per noi,  con il nostro stile, facendo con loro le cose che ci piace fare senza sforzarci in quelle che ci annoiano e che quindi non sarebbero educative, perché questa è la cosa davvero importante educare i nostri figli spingendoli verso l’autonomia ,la libertà di scelta e  la socializzazione. 

gennaio 22nd, 2008 at 11:59