P: (donna, incinta) “Non sopporto di avere ospiti a casa mia, di lasciar entrare degli estranei, perché poi quando mi stufo mica posso mandarli via quando dico io…”

A: “No,  non prima di nove mesi…”

E se ci pensi è un miracolo che viaggi così lontano tutto quello che potrebbe inciampare o impigliarsi al cancello e morire dimenticato in un angolo del giardino.

P: “L’altra volta me ne sono andata dicendole di non aver capito una cosa che mi aveva detto, poi dopo a casa ho avuto un’illuminazione e l’ho capita benissimo, adesso me la sono dimenticata di nuovo…”

A: “Fasi diverse della luna, moti alterni delle maree…”

Tutto è già stato pensato, tutto è già stato detto. Pensatore originale era colui che tutto sapeva e tutto aveva dimenticato. O, del tutto francamente, un ignorante di dimensioni (en)ciclopiche.

Il richiamo del passato e del futuro, di ciò che avrebbe potuto essere, che fu e che sarà. Qui e ora si chiama l’albero a cui si lega l’animale che vuole salvarsi la vita.

P: “Ho letto in un libro di una scrittrice irlandese una frase che mi è piaciuta molto: è come se piovesse minestra e io avessi in mano solo una forchetta. Bella no?”

A: “No”

P: “E perché no?”

A: “E’ uno dei falsi problemi dell’animale civilizzato”

P: “Allora è meglio essere come una scimmia?”

A: “Allora è meglio restare più vicini alla propria natura animale. L’animale sano solleva la testa e apre la bocca. Non ha bisogno di posate”.

P: “Alla mia terapeuta precedente, quando le parlavo, si inumidivano sempre gli occhi”

A: “O la sua storia era molto penosa o la sua terapeuta precedente era affetta da una fastidiosa collusivite allergica”.

P: “Mi immaginavo la vagina come un fiore… morbida, bella fuori, attraente, e poi… track… la trappola perfetta!”

A: “Les fleurs du mal…”.

P: “Sono stata catturata dall’angoscia”

A: “Sarà il caso di pagare il riscatto prima che le venga la sindrome di Stoccolma”.

P: “Quando mi sento irrequieta mi viene la tentazione di lavare il pavimento… poi non lo faccio… l’ultima volta che l’ho fatto mi sono dimenticata di asciugarlo… e poi ci sono scivolata sopra e sono caduta”

A: “Angeli del focolare cadono dal cielo…”

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DAP sembra che significhi Disturbo da Attacchi di Panico. Me l’hanno spiegato i pazienti, sempre più eruditi. Arrivano, e mi dicono: io soffro di DAP. Io sgrano gli occhi, loro anche, e poi misericordiosamente, come si farebbe con un simpatico idiota, mi spiegano.

Sono questi i casi in cui occorrono lunghe ore da dedicare alla ricerca di una stele di Rosetta. Di una pietra bilingue che consenta di accordarsi su un senso nuovo, più vicino al corpo e alla vita, per un segno ieratico altrimenti disastrosamente privo di significato -se non, forse, per gli scribi e i sacerdoti.
A proposito dell’acronimo DAP abbiamo individuato alcune possibili alternative. Adesso mi vengono in mente “Dentro Alla Pancia” e “Devi Asciugare il Pavimento” (se no, cadi) ma volendo se ne potrebbero elencare altre.

Deve essere anche per questo che nei sogni di molti dei miei pazienti cominciano ad un certo punto ad apparire documenti in due lingue diverse, dizionari bilingue, traduttori simultanei, archeologi francesi – che evocano foneticamente coiffeur- e salutari lavate di testa.

E’ possibile essere vicini alla terra e al cielo contemporaneamente. La pioggia e la luce lo fanno.

P: “Vedo la grande mano di Dio che modella la terra, le da’ un contorno e la deposita delicatamente nel cuore dell’universo. Poi sono sulla terra… che ora è abitata… ora da una caverna esce un dinosauro con un collo lunghissimo… sono spaventata…”

Dio/madre accarezzando la bambina ne definisce i confini e prepara l’organizzazione del Sé. E’ nel momento in cui Dio si fa uomo che la bambina non sa più…

Uno dei sogni ricorrenti più comuni: la caduta dei denti. Una variante del sogno d’esame* di Freud e una buona conferma della natura rassicuranteconsolatoria di questo tipo di sogni: i denti, da bambini, ricrescono. A differenza dei capelli. E del pene.

* Chiunque abbia concluso con l’esame di maturità i suoi studi superiori si lamenta
dell’ostinazione con cui è perseguitato dal sogno angoscioso di essere stato respinto, di dover ripetere un anno, eccetera. Per chi invece possegga un titolo accademico, questo sogno tipico è sostituito da un altro, che gli rinfaccia di non aver superato l’esame di laurea… (S. Freud, L’interpretazione dei sogni, 1900)

P: “Fino a ieri ero disoccupata e ora, è incredibile, mi hanno assunta e affidato un incarico di responsabilità. Ieri mi sono svegliata nel cuore della notte con l’angoscia di non aver chiuso la porta del palazzo in cui lavoro… ho dovuto alzarmi alle quattro di mattina, attraversare la città e andare a controllare…”

A: “Fino a ieri faceva parte dell’esercito del popolo dei bambini disoccupati. Adesso si sente un’infiltrata nelle stanze del potere degli adulti, con l’incarico segreto di lasciar aperta, nottetempo, la porta del palazzo d’inverno”.

L’amore è straordinariamente più efficace del Prozac. Gli effetti collaterali includono reazioni avverse assimilabili. L’effetto rebound è leggermente più devastante.

P: “Nel sogno c’era un uomo molto affascinante che metteva alla prova la mia fedeltà… prima aveva i capelli lunghi e gli occhi grandi… poi non aveva più capelli, aveva i capelli tagliati, e gli occhi piccoli… e il mio ragazzo era senza testa“.

A: “Amore chiese. Fu decapitato…* Fredda come la spada, la bella Turandot”.**

P: “Gli enigmi sono tre, la morte è una…”

*Turandot. Pong, Atto II
** Turandot. Coro, Atto I

Partendo dall’aut aut e prima di giungere all’et et, le persone transitano talvolta per neutĕr (né l’uno né l’altro). Come nel caso del paziente che, dovendo pagare il proprio analista, fa in modo di farsi rubare il portafoglio poco prima di entrare in seduta.

P: “Mia madre quando parla spara chiodi ma, a differenza di un tempo, ora non mi scalfigge.”

A:” Indeciso tra scalfisce e crocifigge?”

* Forse perché escluse dal Segno, alcune madri (solo quelle con il seno cattivo) tentano di mettere in croce il padre e lo spirito santo. E il figlio non se la passa meglio.

P: “Mi viene in mente questo, ma non c’entra niente…”

A: “Qui non c’entra niente non c’entra niente”

Alice: Volevo soltanto chiederle che strada devo prendere!
Stregatto: Be’, tutto dipende da dove vuoi andare
!
(Alice nel paese delle Meraviglie)

Le associazioni dei pazienti immediatamente successive ad un’interpretazione segnalano subito se l’interpretazione era buona o perfettamente inadeguata -fuori tempo, fuori luogo, fuori tout court.
Per esempio: “A mia sorella hanno proposto di farsi operare da un chirurgo filippino, quelli che non tagliano niente ma riescono lo stesso a tirarti fuori quello che hai dentro” significa che l’interpretazione era buona. Resta aperta poi la questione di far comprendere al paziente che l’analista non è un prestigiatore truffaldino – né la sua filippina.

Brucaliffo: “Cosa esser tu?” (Alice nel paese delle meraviglie)

Talvolta il discorso si arresta, il fiume che scorreva interrompe il suo corso.
Gli uomini sono portati a pensare a sé stessi, nella migliore delle ipotesi, come acqua che scorre. Ma l’acqua può ancora fermarsi. Intorbidirsi, sporcarsi, portare detriti, condurre rifiuti -organici e mentali. Gli uomini non sanno pensare a sé stessi come luce: che tutto esplora, tocca ogni cosa, da tutto si solleva, e mai è pulita o sporca.

A volte capita che due sconosciuti si incontrino e ancora non sanno che saranno l’uno per l’altro una soglia. Oltre la quale la vita diviene più sorridente, o più pensosa, più insostenibilmente leggera, o sostenibilmente pesante.
Mai più la stessa di prima, in ogni caso.*

* Wake up Neo
Follow the White Rabbit…

I due versanti di una domanda. Le domande, come le risposte, possiedono sempre un duplice versante. Ma perchè sei così? Può significare: conosci, e forse vuoi spiegarmi, i motivi per i quali sei diventato questa persona? Oppure: ma perché diavolo sei così? E in tal caso presuppone che chi risponde si giustifichi per il fatto di esistere. Giustifichi la propria esistenza, e la propria essenza ontologica.

E’ una domanda che i figli rivolgono spesso ai genitori, i genitori ai figli, gli uni agli altri gli amanti che non si amano più.

Il grande paradosso, che i miei colleghi intersoggettivisti e la pletora degli psicoterapeuti collusi e cosiddetti non direttivi non capiranno: l’unico autorizzato a porre davvero questa domanda, nella sua variante più irriguardosa, è il maestro con i propri allievi. Ma perchè diavolo sei così? Che, con una leggera variazione di accento, diviene facilmente: ma perché, diavolo, sei così?

Il nemico può assumere una tale centralità nella mente di una persona da essere assimilabile ad un faro, un modello superiore, un’ossessione d’amore.
Perché non si riesce semplicemente ad ignorare e ad affidare al vento, che lo disperda, il nome del persecutore? Perchè non è nome d’uomo ma rumore che riemerge da profondità marine, eco del proprio nome soffiato attraverso flauti spezzati e canne d’organo piene di vento e farina andata in crusca.  Non erano le pale dei mulini a sussurrare a Don Chisciotte sei un coglione.

Agnus dei qui tollis peccata mundi. Erroneamente tradotto con “Agnello di Dio che togli i peccati del mondo”. L’accezione di tollis psicologicamente più corretta è “che ti fai carico, che ti addossi, che prendi su di te”. Agnello di Dio che assumi su di te i peccati del mondo.

Il rito ebraico del Bar Mitzvah (tredici anni e un giorno per i maschi, dodici anni e un giorno per le femmine) segna il passaggio dei bambini da una fase della vita in cui i loro peccati appartengono ai genitori ad una nuova età, in cui i giovani figli divengono responsabili di sé stessi di fronte alla comunità, e al mondo.

Azul ha iniziato l’analisi alcuni anni fa, e per anni ha tentato di assumere su di sé i peccati dell’analista. Abbiamo stabilito che non ha potuto godere di un’infanzia senza peccato. Che è nato tredicenne. E non si è limitato a divenire responsabile di sé stesso di fronte al mondo; ha preteso, perché ambizioso e pieno di sé -pieno del proprio vuoto-  di essere responsabile dei peccati del padre, della madre, della zia e della sorella.

Come Cristo nell’orto degli ulivi alcuni figli, e così Azul,  si ritirano nel proprio spazio interiore a meditare e sudare sangue, assumedo su di sé le colpe, i peccati e le nevrosi dei propri genitori. E tavolta degli zii, dei prozii e dei bisnonni. Accettando la passione e progettando la propria crocefissione.

Il figlio che giunge come Messia e salvatore della famiglia, che transita per il Getsèmani e si avvia alla croce ha un giorno un gesto di ribellione. Decide di essere lui a scegliere chi lo cura, e accetta di spostarsi in una città lontana.

Ci siamo impegnati silenziosamente anni fa, decidendo di lavorare insieme e guardandoci con durezza, a festeggiare un giorno un Bar Mitzvah con regole nuove.  Un Bar Mitzvah che segnerà la data in cui Azul accetterà di assumersi le proprie responsabilità, ma solo le sue, e non le mie o quelle di chiunque altro. E forse potrà tollerare  di essere espropriato del diritto che si è arrogato da bambino di pretendersi genitore dei genitori, peccatore in-vece dei genitori, capro espiatorio delle colpe dei genitori, salvatore dei genitori, agnello di Dio che “assume su di sé i peccati del mondo”.

E viene un giorno in cui Azul, perfino, si permette di dire ai genitori perché non morite?

E a me sembra che la lunga notte stia lasciando il posto ad una nuova musica. Azul non ritiene più che le proprie parole provochino miracoli. Azul è disposto ad assumersi le proprie umane responsabilità, e chiedendo ai propri genitori di fare altrettanto si dimostra disposto ad operare una distinzione e una separazione: a Dio ciò che è di Dio, a Cesare quello che appartiene a Cesare.

Ed è un nuovo volto di Cristo quello che si affaccia lentamente sullo sfondo. Il volto del Cristo che si è fatto uomo e ha indicato la soglia terrena della morte simbolica, che è preludio della rinascita. Non è necessario passar a miglior vita per avere una vita migliore. Ma non è possibile andare incontro al mattino se non entrando voluttuosamente nel proprio pomeriggio e attraversando, sia pure temendo e tremando, la propria notte di passione. Le idee antiche di Cristo e di Nietzsche sulla resurrezione possibile. Qui, ora, sulla terra.

P: “Embé, si punta sull’autonomia, no? E allora anche il mio giardino deve arrangiarsi… da quando lei mi tormenta con questa faccenda dell’emancipazione io lo curo il minimo indispensabile e allora sa una cosa? Quest’anno è fiorito come mai prima nel mondo…”

A: “Questa me la scrivo”.

E’ diritto dei pazienti pretendere la luna* dai loro terapeuti. Non è diritto dei terapeuti imporre le proprie lune personali ai pazienti o, peggio ancora, indicare loro la via del pozzo.

* cum grano salis

Da una attenta verifica delle carte risulterebbe che sono indebitato col Fondo Monetario Internazionale per alcuni milioni di euro. E io che ero convinto di aver firmato solo per un Vorwerk Folletto.

Paura delle cose transeunti e mondane? E perchè? Non ho memoria di alcun impero, banca o dinastia di cui non sia rimasta qualche traccia. A cercar bene, in ginocchio nella polvere.

Nel film Lezione 21 di Baricco, un uomo impedisce al proprio figlio di diventare l’allievo di un musicista che ha osato pronunciare la parola Dio. La parola impronunciabile non era Dio, del quale non si può dire che non esista solo perché ha bloccato le chiamate in entrata in roaming internazionale, ma felicità. Nella gioia invece io ho fede. Che duri un battito di ciglia, il tempo di un cerino, una notte, una stagione, il tempo di un dente da latte di un bambino, di una nota, il tempo di un accordo, di una concordia, di una sinfonia. E benedetto colui che l’ha assaporata e, così come si spezza il pane, la restituisce agli uomini e alla vita.