Il modo più sicuro per guadagnarsi l’antipatia di un bambino è raccontargli che Babbo Natale non esiste. E infatti mi guardo bene dal farlo.
Il problema è la scelta del timing per fare questa stessa rivelazione agli adulti in analisi. Sbagliare tempo -dirlo per esempio sotto Natale– significherebbe provocare reazioni terapeutiche bizzarre, e di dubbia utilità. Nella migliore delle ipotesi il paziente se ne andrebbe, sbattendo la porta, alla ricerca di un terapeuta di maggior buon senso e più disponibile ad accettare l’evidenza. Nella peggiore si girerebbe dall’altra parte rassegnandosi, obtorto collo, all’idea di avere un analista cretino e/o blasfemo.
In entrambi i casi, e particolarmente nel secondo, ogni speranza di sostituire Babbo Natale con un padre interno vestito con i colori della vita – e non quelli della coca cola-  sfumerebbe su per il camino.

Allora imparasti quanto più difficile è dare bene che prendere bene, che dare bene è un’arte, ed è la suprema e più raffinata delle arti, l’arte magistrale della bontà – Friedrich Nietzsche

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