Capita nella vita di ciascuno di trovarsi sul punto di dover prendere una iniziativa di cambiamento importante, oppure essere già nel guado della decisione presa o, ancora, in una situazione in cui – indipendentemente dal proprio volere – si viene messi in crisi, ci si trova ad affrontare una situazione più o meno caotica che sfida le nostre capacità e fa affiorare i nostri limiti. Si può dire che tutto ciò appare in modo funzionale ogni qual volta nella nostra vita accadono degli eventi nuovi intrinsecamente legati alla crescita di ogni individuo e connessi a specifiche tappe biologiche. Sembrerebbe strano ma molte persone lo avvertono anche nella situazione venutasi a creare successivamente al trasloco della loro abitazione.
Ci sono però momenti più drammatici, come una grave malattia, la perdita di una persona cara o un cambiamento repentino nel lavoro, in cui avanzano improvvise delle violente spinte al cambiamento che possono addirittura arrivare a minacciare la salute delle persone. In questo caso irrompono con molta potenza sentimenti quali la pena, la sofferenza, il dubbio, la paura, la vergogna, la colpa… Moti dell’anima che in modo pesante ci invadono, ci investono come una tempesta, fanno perdere l’orientamento come nella nebbia. Vorremmo avere un punto di riferimento, oppure un luogo in cui riposarsi, ritemprarsi, riconoscere se stessi e le proprie capacità di salvezza, di salute o di riuscita. Desidereremmo risorgere…
I casi in cui l’umanità incontra queste “occasioni” sono veramente molti e possono presentarsi in modo favorevole o sfavorevole, coinvolgere una o più persone. Momenti che vengono superati con una certa naturalezza ed altri molto più faticosi e penosi. Spesso i drammi individuali coinvolgono altre persone che in forma più o meno accentuata riflettono ulteriori difficoltà.
Karl Jaspers ha definito la crisi come un punto di passaggio dove “tutto subisce un cambiamento subitaneo dal quale l’individuo esce trasformato, sia dando origine a una nuova risoluzione, sia andando verso la decadenza. La storia della vita non segue il corso uniforme del tempo, struttura il proprio tempo qualitativamente, spinge lo sviluppo delle esperienze a quell’estremo che rende inevitabile la decisione”.*
A volte la decisione non arriva immediata, è frutto di un lungo macerarsi, di un travaglio che molto spesso rimpalla tra vergogna (come turbamento o senso di indegnità o incapacità avvertito dalla persona che teme di ricevere una disapprovazione della sua condotta) e colpa (come sentimento di aver trasgredito involontariamente a una regola) con collaterali comportamenti di negazione e/o di iperdrammatizzazione.
Tale è, a grandi linee, lo scenario della crisi-cambiamento che, nel decorso meno favorevole per un individuo, può manifestarsi come perdita “di un mondo”, nei casi in cui è ancora possibile elaborare il lutto, oppure come perdita “del mondo” in quelle occasioni in cui prevale la catastrofe che spinge alla erranza.
Se, come veniva accennato prima, la perdita del lavoro può essere vissuta come fallimento del proprio progetto di vita e crisi di identità, tanto da arrivare a colpire la salute delle persone, il fallimento del progetto di una coppia genitoriale può essere altrettanto distruttivo e spesso le persone vivono grosse difficoltà o addirittura restano a lungo tempo incapaci a “far fronte” a questa situazione.
Le separazioni, non infrequenti in seguito alle difficoltà di rapporto e alle modificazioni organizzative-ambientali vissute dalle coppie, rappresentano un ulteriore problema sia per i membri della famiglia, sia per gli stessi mediatori familiari costretti, a volte, a confrontarsi con persone che agiscono e pensano sulla base di una backgrground (identità) di cultura, norme e consuetudini, ruoli di genere ecc., spesso di difficile negoziazione in quanto non ri-conosciuti da loro stessi.