colto nella rete (libreria delle donne) lunedì, Mar 5 2007 

Una lettera da Catania di Toti Domina

Disagio, ingiustizie, macismo, competizione, arroganza, corruzione, enormi ipocrisie, mafia, connivenze, beceri compromessi, …. sono una miscela esplosiva.
Catania è anche questa, e non possiamo nasconderlo.
La tragedia era nell’aria, solo che questa volta si è intrecciata con il calcio e ha coinvolto un onesto poliziotto e i suoi affetti più cari (due elementi che hanno portato tutto alla ribalta internazionale).
Esistono però tante, sicuramente meno eclatanti, tragedie a Catania, che non fanno notizia.
Inutile sottolineare che il calcio è un pretesto per scaricare questa rabbia e questa follia collettiva in modo scientifico e organizzato.
Il “vero catanese” è maschio, forte, non si fa mettere i piedi in faccia (piuttosto li mette), per lui le femmine o sono sante o sono puttane o comunque da sottomettere o da insultare (anche allo stadio). Dove scaricare questa virilità, questa violenza? Contro chi? Allo stadio dicono tutti.
[Magari fosse solo allo stadio – n.d.r.] In casa dico io, dentro la vita domestica anche di famiglie apparentemente tranquille e per bene. A scuola contro chi non si adegua o è diverso. Nel lavoro se qualcuno per caso decide di pensare con la propria testa. Nel quartiere se ti rifiuti di far parte del branco e non riconosci chi è il capo.
A me piace tantissimo andare allo stadio, lo trovo uno spettacolo immenso, e lo considero un mio diritto e me lo voglio riprendere, a Catania, insieme al diritto di poter pensare con la mia testa, di poter gridare contro i potenti e i prepotenti, insieme al diritto di vivere il mio essere maschio senza per questo essere violento e violentatore, ma occupandomi dei miei figli, della casa, andando allo stadio senza insultare le madri o le mogli di nessuno, pieno di dubbi, pauroso e fragile.
scusate il disturbo
Toti

La scuola può produrre ansia e frustrazione in chi la frequenta? Fa ammalare? domenica, Mar 4 2007 

La scuola può produrre ansia e frustrazione in chi la frequenta? Fa ammalare? Gli uomini, ma soprattutto le donne, che hanno vissuto direttamente tali drammatiche esperienze, lo dimostrano in modo inequivocabile. Quando vi sono condizioni di lavoro, che non riescono a promuovere il benessere e il rispetto reciproco delle persone, sta male chi lavora e va male il buon andamento del lavoro. Poi, alla lunga, le persone scoppiano e non si può fare a meno di diagnosticare un problema a loro carico. La conclusione è che a scuola ci si ammala, ma il disagio e la sofferenza individuale rappresentano solo il lato più evidente di uno squilibrio del rapporto tra l’ambiente di lavoro e la persona. Questo è il primo problema.
Purtroppo non si è ancora compreso che anche a scuola, come in qualsiasi altro tipo di organizzazione, l’incremento della produttività e la qualità dei servizi si trova sempre più in relazione con il morale dei collaboratori e il benessere (nei termini di salute e sicurezza) vissuto nel luogo di lavoro. Non si presta la necessaria attenzione sul fatto che esiste una molteplicità di rischi, a carico di chi lavora nella scuola, dipendenti da fattori di natura psico sociale correlati al lavoro. Che nonostante abbiano attendibilità scientifica, vengono misconosciute dalla politica e dalla amministrazione centrale.
Uno stato di fatti che pone ogni dirigente scolastico di fronte a molte responsabilità.
La qualità dell’ambiente di lavoro determina il livello di soddisfazione delle persone, la loro partecipazione attiva e la loro produttività.
L’ambiente di lavoro riveste molta importanza nei confronti della qualità della salute (uno stato di pieno benessere fisico, mentale e sociale, non solo assenza di malattia.) delle persone.
Il livello di soddisfazione del lavoratore nei confronti del suo ambiente di lavoro determina effetti sulla sua salute. E’ il controllo che egli esercita sulla sua attività, ossia la sua ampiezza decisionale, ciò che una persona può esercitare sul suo ambiente di lavoro e sulle sue attività quotidiane, le decisioni prese e i risultati di tali decisioni, che sottendono la salutogenesi del lavoro.