Quale posto occupa nella mia vita l’atto del “tessere la pace”?
Ho voluto esporre alcuni tra i molti elementi che si potrebbero considerare per avere la possibilità di pormi una domanda. In che modo dovrei tessere affinché la “pezza” che voglio utilizzare per un’eventuale riparazione, cura o manutenzione sociale sia effettivamente adeguata al bisogno che voglio incontrare?
Da parte mia dico: a partire dal rendermi conto, dal prendere coscienza della situazione. Diventando sempre più consapevole di ciò che sta accadendo in me e intorno a me, nelle mie relazioni all’interno della famiglia, del lavoro, della città e via dicendo … Rimanendo sveglio verso i miei comportamenti e destandomi di fronte a situazioni che di solito diventano drammi, guerre, tragedie, catastrofi solo quando sono amplificati dai mezzi di comunicazione.
Certamente potrò fare qualcosa cominciando da me: dalla stima, dal rispetto, dall’immagine che mi riconosco, dal mio potere personale; dalla mia capacità di mettermi in discussione e dalla voglia di cambiare. Credo che solo da questo momento in poi possa veramente incontrare l’altro; fedele al detto evangelico “ama il prossimo tuo come te stesso”. Ecco perché prima ho parlato di benessere; non intendevo un mero edonismo quanto un attivo interesse morale individuale; una sensibilità etica per contrastare l’inumano che dilaga. Uno stare bene inteso come “responsabilità del bene”. Farsi carico, prender cura e prendere a cuore lo stare bene insieme e naturalmente rimanere desti di fronte al “limite” delle proprie azioni.
Sto cercando nella mia vita di mantenermi fedele a un impegno che ho preso a partire dalla mia esperienza. Imparare dagli insuccessi, provare ancora ma in modo “diverso”; cercare altre strade, altri punti di vista, studiare altre situazioni e poi … Osare. In fondo ciascuno di noi lo ha imparato da piccoli. Forse ci verrà in mente osservando la crescita di un bambino, il suo imparare a camminare, il suo parlare …
Fare in modo che gli insuccessi diventino un esercizio, un’occasione per accrescere le nostre capacità, un’opportunità di formazione continua. È proprio per questo che preferisco parlare di “limiti” e non di “sbagli” o “errori”. È la consapevolezza del limite che mi porta ad essere diverso, quando “cambio” nella prospettiva di quella frase detta all’inizio: “Fratturare quello che siamo diventati per divenire possibilità svelate”. Mettersi in discussione quindi ma rispettare i limiti personali; è anche un buon mezzo per apprendere a dosare il mio coinvolgimento e la mia implicazione; perché ignorarli molto spesso mi porta a imbarcarmi in situazioni che non desidero vivere o alle quali sono incapace di far fronte.
Ho imparato strada facendo e, con tappe diverse, sono giunto ad affinare la mia esperienza; con lo studio e soprattutto attraverso un processo di cambiamento personale che oggi guida la mia pratica professionale.
Dico allora che il “tessere la pace” si manifesta nella mia esistenza di uomo, di padre, marito, amico, nei momenti in cui sono attento ai rapporti che sto vivendo, sono capace di accettare incondizionatamente le persone che stanno con me, riesco ad agire congruentemente con i miei principi morali, sono capace di entrare in risonanza empatica con gli altri, capace di mettermi nei loro panni. Verifico il successo dei miei comportamenti quando sto bene con me stesso e stiamo bene insieme; quando c’è soddisfazione e felicità. Siamo in pace. Non è facile così come lo dico!
Nella mia attività professionale mi trovo più avvantaggiato perché mi costringo ad essere più attento, a non assopirmi o distrarmi – cosa che talvolta accade nei rapporti della consuetudine familiare, dove si manifesta di più la debolezza legata alla pigrizia e alla stanchezza.
In un caso o nell’altro, ritengo che la pace debba essere coltivata soprattutto all’interno delle relazioni umane. Nella mia attività professionale ho concentrato l’attenzione sul disagio psicologico considerandolo soprattutto come risultante di uno squilibrio socio ambientale.
Sostengo da tempo, con particolare enfasi, una necessaria formazione individuale di “igiene sociale”; perché ritengo che la cura del disagio e del disadattamento richieda un intervento di tipo “ecologico”, di riequilibrio del rapporto tra l’ambiente e l’essere umano, del rispetto profondo e incondizionato della differenza di ciascun individuo nei confronti dell’altro.
Da questi presupposti è cresciuto nel tempo l’impegno nel campo dell’apprendimento delle persone adulte, attraverso la proposta e l’attivazione di corsi di sensibilizzazione e formazione (genitori efficaci, mediazione dei conflitti, apprendimento alla cooperazione, alla relazione d’aiuto; nonché interventi d’orientamento e supervisione per organizzazioni e gruppi di lavoro a vario livello) che privilegiano in modo particolare quello che io chiamo “la manutenzione delle risorse umane”. Convinto che la fondamentale risorsa dell’umanità sia racchiusa nell’instaurare relazioni interpersonali propositive.
Allo stesso tempo mi dedico all’agevolazione della salute psicologica e del benessere delle persone attraverso due attività avviate già da alcuni anni. Una si chiama “Diversa Mente”, per la cura e l’aiuto centrati sulle persone e le famiglie nel corso di eventi critici del loro ciclo di vita; si tratta d’interventi che valorizzano le risorse dei singoli e delle famiglie che si trovano ad affrontare i problemi connessi ad eventi critici del proprio ciclo di vita; nonché in quei casi in cui si è esposti a situazioni particolarmente drammatiche e/o violente ed è facile subire le conseguenze di forti traumi
L’altra é “ Elpore th. – Psicologia delle risorse umane nelle dinamiche organizzative ” che propone interventi di orientamento, assessment , valorizzazione e formazione delle competenze individuali e socio organizzative, facilitazione del clima relazionale, gestione dello stress in “stati limite d’esercizio” delle persone e delle organizzazioni.
Mi piace considerarmi soprattutto un artigiano della manutenzione e della cura piuttosto che un uomo di scienza, sono felice di immergermi completamente nel mio lavoro e crescere insieme agli altri. Apprendo continuamente dalle persone con le quali lavoro e ringrazio loro per quanto continuano a darmi.