Da parecchio tempo siamo in molti ad avere l’impressione che la società stia diventando più violenta e non pensiamo tanto alla criminalità organizzata o al conflitto armato, quanto all’incattivirsi delle relazioni tra le persone. Non dimenticando quei fenomeni di aggregazione, quelle associazioni di potere o lobby – segrete o palesi – che agiscono esclusivamente per gestire potere e guadagno.
Assieme a tutti i vantaggi connessi all’evoluzione dei mercati e delle tecnologie, occorre tener conto anche dei rischi che ne derivano; in questo caso, consapevole che nessuno può sentirsi autorizzato a proporre spiegazioni esaustive, voglio tentare qualche riflessione provando ad applicare a questo argomento attenzione e senso di responsabilità con la stessa diligenza con cui tutti noi cerchiamo, nei limiti delle nostre possibilità, di governare per il meglio le cose importanti del nostro lavoro.
Le teorie più diffuse sull’aggressività e la violenza affrontano il problema sotto la categoria della devianza, cogliendo spesso unicamente la dimensione psicologica della persona oppure l’innatismo tipico della specie animale; oppure fanno risalire le origini a colpe più o meno evidenti della famiglia, della scuola, ecc. Limiterò il campo di osservazione al “mercato” ( si pensi alla ondata di marketing “estremi” o “no limits”) e ai fattori non direttamente individuali che tuttavia “modellano” le relazioni e le dinamiche relazionali. Mi fermerò a considerare brevemente che il fenomeno potrebbe avere origine ed espandersi con una certa rapidità proprio a partire dal mondo del lavoro; più precisamente dai linguaggi e dagli slogan che improntano –da oltre un decennio – il mondo della produzione e del consumo, che direttamente o indirettamente influenzano la organizzazione aziendale e di conseguenza i comportamenti delle persone.
Queste considerazioni potrebbero risultare limitate, non esaustive, riduttive. Tuttavia sembrano opportune per osservare in modo non ortodosso dati di fatto che possono aiutarci a comprendere quanto sia urgente ridare importanza ai valori della persona e alla capacità individuale di autocontrollo dei propri impulsi e delle proprie azioni.